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32 l’amor coniugale

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Parlan talor le vicine a lei d’ogni vezzo già schiva:
“Rendi la grazia, o diva, al disadorno crine;32

rendi alla vedova mano gli anelli, le gemme al tuo serto.”
Piange il suo cuor deserto Protesilao lontano:

piange e non piú s’adorna, gli anelli e le gemme non cura
se dall’iliache mura Protesilao non torna.36


E Capaneo di Tebe movendo alla guerra nefasta,
tal non Evadne[1] casta tristi spargea querele?

E notti e giorni sola traendo, ne sviene al dolore,
per il lontano amore nulla il suo cuor consola.40

Non canti, non portici o danze, non sacre preghiere devote,
non le festive note, non di giardin fragranze.

“Evadne, perché resti sola? perché nella casa piangendo
stai, la lenta traendo tua lagrimosa spola?”44

“Misera me, lontana la gioia è dei cari miei giorni:
per chi vuoi tu che adorni la mia bellezza vana?”

Eccola in mezzo alle ancelle intenta a filar le sue lane
nell’ascose lontane squallide mute celle.48

Lode già s’ebbero grande esempio d’eroica costanza:
degna di ricordanza la morte fu d’entrambe.


  1. Moglie di Capaneo che si uccise gettandosi tra le fiamme della pira del marito.
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