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38 l’amor coniugale

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mentre sí forte m’ardi, o cara, non io temerei:
solo pugnar vorrei contro guerrier gagliardi,68

solo opporre lo scudo di tutti i nemici all’ardore;
se mi difende Amore non avrò il fianco ignudo.”


Ahi, non il freddo o il calore piú scabro il tuo viso non renda,
né la mia lancia offenda di tue mani il candore!72

Oh, non sarebbe tanto gradito il trionfo al mio cuore,
se tu perdessi, o amore, di tua bellezza il vanto.

Come soffrir potrei che t’ardano i soli d’estate,
t’angustin le gelate nevi: o amor mio, non sei76

avvezza alle piogge ed ai venti. Oh lungi la gloria di Marte
volate in altra parte, pugne, terror di genti!


Pace, divina altrice di blandi piaceri, ritorna:
teco l’Amor soggiorna, tutto è con te felice.80[1]


  1. L’elegia VIII “Queritur de expeditione obeunda” non essendo ispirata dall’amor coniugale, né avendo in sé nulla di notevole, è da noi tralasciata. Il Pontano si rivolge ad Apollo ed a Marte lagnandosi di dover andare alla guerra, lui cultore delle muse e amante della placida vita campestre. Due soli versi accennano alla moglie dalla quale non sa come potrà resistere a stare per sí lungo tempo lontano. È anch’essa forse del periodo della guerra di Ferrara.
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