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42 l’amor coniugale

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Quivi conobbe d’Enone[1] e Paride i miseri amori;
seppe gli dèi proclivi ai clandestini affetti:

seppe d’Evèno[2] la figlia rapita tra l’armi pugnaci
essersi scelto il letto d’Ida: il divino Apollo60

della fanciulla amata soffrir la ripulsa, ed Eveno
nel vorticoso gorgo cercar la triste fine.

Mentre le narrano questo le ninfe dai facili amori,
arde Callisto e piega vinta all’amor di Giove.64


L’osceno detto il puro costume corrompe ed il cuore,
spesso allo scherzo turpe seguono i turpi fatti.

Dunque allontana, o sposa, parole e compagni lascivi,
con diligente affetto, dalle tue figlie care.68

Certo Penelope mai, né corse la casta Lucrezia
scenico attor, né il canto molle dei cori a udire.

Anche la chiesa macchia un cuore pudico, se presto
non esce, ché l’indugio essergli può nocivo.72

Rozza non siami, troppo delicata mia figlia non sia,
sebben possa rozzezza essere senza macchia.

La delicata è procace e presta ad amare i diletti,
lungi, ben lungi sia tale figliola a me!76


  1. Moglie infelice, ma fedele, di Paride.
  2. Marpessa, figlia di Eveno, re dell’Etolia, che fu rapita, chi dice da Ida, chi da Apollo. Il padre, inseguendo i fuggenti e non potendoli raggiungere, si gettò nel fiume che da lui prese il nome. Ida ed Apollo si batterono per lei, che, arbitro Zeus, scelse a marito Ida.
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