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46 | l’amor coniugale |
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Vivi il fatale stame che lungo faran le sorelle[1]
con loro esperte mani per la felice vita.20
Speme de’ tuoi parenti, adempi i lor voti piú belli:
l’Ermo per te fluisca con le dorate arene.
T’auguro di ripensare all’arti paterne che un giorno
furon di studi e gloria lume alla casa antica.24
Che se ti piaccia il verso, a te detteranno le Muse
carmi, te il divo Apollo coronerà d’alloro.
Sia che le vie del cielo cercare ti piaccia e le forme[2]
della natura e in quella cause scrutare occulte,28
sia che le leggi e l’armi del foro trattare tu voglia,
prossimi ài tu gli esempi degli antenati tuoi.
Te non il tristo amore, né gloria di guerra seduca,
ché alla tua mamma sempre causa di duol sarai.32
Troppo per nove mesi per te la tua mamma à sofferto,
debole, in fin di vita, quando ti mise al mondo!
E tu che da sí grande pericolo sei già scampata,
volgi in piacere, o sposa, i trapassati mali.36
Non differir piú a lungo l’ufficio soave di madre:
perché non posa il bimbo già sul materno seno?
Somiglia negli occhi a suo padre, nel viso alla madre somiglia:
ei nell’aspetto reca tutta l’imagin nostra.40
Ecco la gioia degli anni lontani. Spargete di molti
fiori la casa, aromi spirin le care stanze.