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libro iii 69

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Abbia la mensa il suo diletto, ma spesso del padre,
spesso del caro sposo s’oda l’amato nome.

Cura vi sia del rito paterno e dell’uso vetusto
che stabiliva il regno dell’imbandita mensa.48

Rito felice e fausto: chi avrà della sorte il favore?
Certo l’avrai, o figlio, la regia sorte tu.

Legna sul fuoco ardente gettate: ed il mirto ed il lauro
e il rosmarino, ed altre coppe di vin recate.52

Versa, o fanciullo, l’anno ben venga e ritorni la pace
lieta. Oh, verrà: risplende sparso sul fuoco il vino.

Versa di nuovo: à tre guizzi la fiamma che crepita e odora,
tre volte il lauro adusto mossesi al vivo fuoco.56

Ecco la pace: le insegne che in patria ritornan già scorgo.
Corri, fanciullo, e porta l’urne del vecchio vino.

Ospite, allegro sia: il giorno è ormai senza nube:
renda l’affaccendata turba al mio vino onore.60

Date a me assente il vino di Chio e al re quello di Creta:
bevano i commensali dal vacillante passo.

E tu, mia moglie cara, tu sol quest’onor mi farai:
reca un bicchier dorato alle tue labbra molli.64

Memore allor dirai, brindando al lontano marito:
“Questi baci t’invio che affretteranno i tuoi.”

Dolci sospir rinnova e sorgerà presto quel giorno
che d’un caro ritorno ti porterà la nuova.68

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