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III
EPITALAMIO PER LE NOZZE DELLA FIGLIA AURELIA[1]
(1483)
Vieni, o Imeneo, tra i campi: non puoi non accoglier l’invito:
ebber le ville in festa prime le faci tue,
prime a te giochi nuovi sacrarono e diedero prime
molle calzar di croco al tuo purpureo piede;4
belle processïoni condusser per vie ben adorne,
quando con fausto augurio cantan gli sposi a gara.
Prima qui il flauto nuovo col lieto suo canto echeggiava,
e la fanciulla adorna mosse gli snelli piedi;8
l’arco qui fece Amore e strinse le acute saette,
qui delle piante all’ombra arse le nuove faci.
Arse del primo amore il giovane caldo e la nuova
face toccando ardeva la tenera fanciulla;12
quivi congiunser le destre con patto comune gli sposi,
spesso invocato ai tetti tu qui venisti, o Imene.
Prima per te dei veli nuziali fu adorna la sposa,
d’aurea lucente gemma prima la mano ornava:16
- ↑ Per ragioni che, a chi legge, appariranno evidenti, ò dovuto omettere alcune sconce frasi del testo e tralasciare alcuni versi. Questa poesia è del 1483. Aurelia Domitilla, la figlia maggiore del Pontano, sposò in quest’anno un ricco e nobile signore, Don Paolo di Caviano di Napoli, e fu matrimonio felice. (Tallarigo, op. cit. I, p. 93).
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