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74 l’amor coniugale

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e il fresco del mattino e l’aura lo molce e l’irrora
la rugiada notturna, lieto di sua bellezza;88

tale la vergin risplende sul morbido letto nuziale,
cinge lo sposo e amata posa sul caro seno:

dolce sopor la tiene, le piace d’udire il sussurro
delle dolci parole, o ben accetto Imene.”92

Ecco, la sera rifulge di vivide stelle nel cielo,
stanca zampogna i lenti lascia tuoi canti: è l’ora.

Ecco la sera: è presente Imene, levate le mense,
ama la sera i canti, gode dei canti Imene.96

Giovani, e voi, fanciulle, andate alle danze ed ai canti,
moduli le sue lievi note l’eburneo flauto.

Ecco la sera: godete, fanciulli: fanciulle, godete!
già l’uno e l’altro sposo letto comune accoglie.100

Vede Imeneo la stanza, o vergine, è l’ora suprema;
ecco lo sposo ed ecco chi vi congiunge: Amore.

Venere prima la norma prescrisse per gli occhi bramosi
a ciò che amor disvela, a ciò che copre amore;104

primo Imeneo le sue parole alle tenere labbra
dettò: dicea lo sposo: “Cara, mi piaci, vieni!”

Venere disse dal cielo al giovane ed alla fanciulla:
“Sposi felici, è giunta l’ora d’amor suprema!”[1]108

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .


  1. Si tralasciano dieci versi.
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