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I
QUINQUENNIO
AVVIAMENTO ALL’EDUCAZIONE E ALLA FEDE
(Il figlio Quinquennio e la madre Pelvina)
[1474][1]
quinquennio
Dimmi, mamma Pelvina, cos’è questo forte rumore?
Gemono forse l’uve nei tini sforzando le doghe?
Ahi, tra le nubi i lampi rosseggiano spessi e infocati!
pelvina
Nel seno mio t’ascondi, abbraccia tua madre, o mio bene,
non trepidar: gli dèi ai fuochi geniali presenti5
stanno ed ardendo i pruni ci mondan le dolci castagne.
Esse di cener coperte sentito l’ardore del fuoco
scoppiano crepitando: da questo ne vengono i tuoni
ed il cader dei fuochi dispersi. La bella testina
scopri: gli dèi sen vanno: del fuoco non abbi paura.10
quinquennio
Povero me: già viene (da lungi conosco il suo passo)
ecco s’avanza l’Orco: che truce cipiglio, che denti!
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- ↑ Per le somiglianze che à con le nenie, quest’egloga (VIa nell’edizione Soldati) ai riferisce certo a Lucietto che, nato nel 1469, compiva i cinque anni appunto nel 1474. Nelle nenie il bimbo è ancora infans, ma qui egli parla già.