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CANTO SETTIMO

Pape Satan, pape Satan aleppe.
Cominciò Plato colla voce chioccia:
E quel savio gentil, che tutto seppe.

Disse per confortarmi: non ti noccia
La tua paura, che poder ch’egli abbia.
Non ti torrá lo scender questa roccia.

Poi si rivolse a quella enfiata labbia,
E disse: taci maladetlo lupo:
Consuma dentro te colla tua rabbia.

Non è senza cagion l’andare al cupo.
Vuoisi cosí nell’alto, ove Michele
Fé’ la vendetta del superbo strupo.

Quali dal vento le gonfiate vele
Caggiono avvolte, poiché l’alber fiacca;
Tai cadde a terra la fiera crudele.

Cosí scendemmo nella quarta lacca,
Prendendo piú della dolente ripa,
Che ’l mal dell’universo tutto ’nsacca.

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