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"in toccli come la porcellana" è precisamente dell'agosto 1815. E fu il suo canto del cigno. Pare che del programma enunciato mettesse in esecuzione una parte, non nuova, limitandosi al bere. Era un suo vizio, e lo con- fessa nella " Diciarazion ". Forse trovava nel bere quell'oblio dei dolori, che da che mondo è mondo l'uomo chiede al vino. Il male fu che il vino era dei soci, i quali si accorsero che, a conto del congresso di Vienna, andavano scomparendo bottiglie di "Nibbiolo" e siccome non intendevano di passare per min- chioni, fecero capire al Confìgliachi che egli non godeva più la loro fiducia. La crisi scoppia il 31 Maggio 1816. La Direzione, visto che il Confìgliachi doveva rispondere di piccole disonestà, ma con- statate, si raduna per "regolare il suo caso" e decidere il suo licenziamento. Dall'arido verbale di seduta, dai conti fatti dal Ragioniere (che era il Bolchini, che dal 1 783 seguita ad essere il buon genio della Società) il Confìgliachi risulta debitore di una certa somma, e si accenna anche ad altre piccole mancanze, che pare consi- stessero, oltre alla scomparsa di quelle bottiglie a lui affidate, in qualche incasso di tasse di giuoco non versate, e persino in bot- tiglie vuote mancanti! Il Confìgliachi firma la sua dichiarazione di debito, e il bene- stare. Ma il verbale chiude precisamente così : " Sopra questi ri- sultati, la Direzione rispetto al debito del Confìgliachi ha con- venuto attesa la sua povertà di condonarli il debito, quantunque li sia stato abbonato tutto il mese corrente di salario, nonostante l'aver dimesso il servizio dal giorno 9 stesso mese ". Malgrado la probabile intercessione dei suoi due protettori, Akmett abbandona il servizio, e si ritira nella sua povera casa, per ricominciare a fabbricare debiti, spazzole e figli. Così scompare nell'ombra questa modesta figura d'uomo, su cui il genio di un poeta ha gettato uno sprazzo di luce, che la rende ancora viva e immortale vicino ai suoi maggiori fratelli, Bongee e Marchionn. Anzi si può affermare che questa di Akmett è fra le crea- zioni portiane una delle più modeste, ma certo fra le più umane. Il Bongee e il Marchionn sono frutto puramente della fervida fan- tasia del poeta. Invece la figura di Akmett è stata scolpita nel tronco vivo della realtà. Contiene quindi una profonda espressione di verità e di sentimento umano. Sotto il povero abito logoro noi vediamo oggi, come videro gli uomini della Direzione d'allora, il

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