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Di questa sua avversione abbiamo una prova indiretta ma curiosa, leggendo i diarii che Stendhal scrisse nel suo lungo sog- giorno a Milano, dove lo richiamavano ragioni sentimentali. Sten- dh.al comincia il suo diario milanese nel 1816. Tutti i forestieri residenti o di passaggio a Milano, ambivano di visitare le sale del Giardino. Si dovettero stabilire norme speciali per regolarne l'am- missione. Il poeta francese, di natura insinuante e sentimentale, non poteva mancare di penetrare nell'ambiente di moda, e si re- cava per la prima volta ad ammirare il salone da ballo (la sala Arganini, che precedette l'attuale sala d'oro) corromp>endo il por- tiere, più che colla mancia, colle sue buone maniere di francese, e parlando un milanais serre (sic). Vi fu introdotto a mezzo di una madame Marini, che egli cita poi fra le bellezze femminili milanesi. Nei suoi diarii dedica delle intere pagine alla Società del Giardino, descrivendone con entusiasmo lo splendore delle sale, e la magnificenza delle feste. S'indugia spesso a elogiare le signore " sorprendenti " e tra le dodici proclamate le più belle (la Litta. la Mainoni, la Ruga, la Ghirlanda, ecc.) è colpito dalla gr£izia e dallo spirito " à la Narbonne " della signora 'Bibin Catena. Cita tuiti gli intrighi amorosi veri o supposti che si svolgono durante le feste, coll'esattezza di una persona di casa. Fa i nomi delle varie personalità che ha occasione d'incontrarvi (Romagnosi. Tom- maso Grossi, Vincenzo Monti, lo scenografo Perego e altri). Sperò d'incontrarvi Alessandro Manzoni, che (secondo lui) era tenuto lontano dalle feste mondane dal suo bigottismo. Ma non dice mai di avervi trovato il Porta, la cui fama egli conosce, come pure le opere ("/e poète Carline Porta) (sic). Certamente il Porta deve aver schivato ogni possibile incontro col poeta francese. Eppure se avesse potuto leggere quei diarii, pubblicati integralmente molti anni dopo, avrebbe trovato in Sten- dhal invertita la mania del chez-rìous. Egli a Milano vede tutto bello, tutto originale, tutto interessante, compresi i colonnati di cui la città avrebbe dovuto abbondare, e il parlare nel naso delle signore dell'alta società. Della Società del Giardino poi è deci- samente entusiasta. Paragona il palazzo Spinola, recentemente acquistato, al palazzo della Camera dei Pari, di Parigi; va in estasi per la facciata, e trova che non è " un mur piat " come le fac- ciate dei palazzi parigini; arriva a dire che la nuova sala da ballo del Giardino è " più vasta che la prima sala del museo del Louvre *. Loda i soci perchè, avendo speso " somme folli " per ornare le loro sale, seppero conservare la vecchia patina al loro vecchio