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XIV.
UESTA notte in battello, in alto mare,
Del mondo ci eravam dimenticati:
Ci dicevamo le parole care
4Che san soltanto dir gl’innamorati.
E sentivam la voluttà cullare
I lieti sogni, i sogni nostri usati,
Ed alle labbra su dal cor montare
8Quei discorsi d’amor che son peccati.
Quand’ella tacque da un pensier colpita
E dall’omero mio la testa bionda
11Improvvisa levò come atterrita,
E colla faccia stranamente fissa
Nella notturna tenebra profonda,
14Taci — mi susurrò — laggiù c’è Lissa!
Rimini, Luglio 1869.
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