< Pagina:Praga - Le madri galanti.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 127 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Praga - Le madri galanti.djvu{{padleft:127|3|0]]

Conte.

Chi non sa piangere di dolore, può piangere di rabbia, può contraffare le lagrime.

Salvi.

Il dolore si aggruppa nel cuore, la rabbia prorompe: io non piango, ma bestemmierò finchè avrò fiato, bestemmierò la turpe credulità, la debolezza ridicola, le ire e gli affetti di un giorno...

Conte.

Cessate, cessate una volta: siete ancora in casa mia e non posso...


SCENA X.

Detti, Anna poi Maria.

Anna.

Che avvenne, per amor del cielo? Cente. Via di quà, signora, via...

Maria.

(entrando affannata). Per carità, fratello! venendo a questa volta io e Camilla abbiamo udito le vostre ultime parole: la povera fanciulla è svenuta: certo tu sei ingannato.

Conte.

Oh sì! atrocemente ingannato.

Anna.

Ma, insomma, che avvenne?

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.