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— Diavolo! non potei a meno di esclamare, perchè mi dice «pur troppo?»

— Oh! se sapesse!...

— Oh! se sapesse! disse l’altro coso di dietro.

— Non so nulla, diss’io.

— Lo saprà.

— Saprà, disse l’altra di dietro.

E quella davanti:

— Si accomodi, mostrandomi una seggiola.

Mi accomodai.

Allora la faccia della signora Bazzetta diventò terribile.

Aveva sposato quell’uomo come si sposano tutte le zitelle in ritardo. — Le avevano detto: ha del ben di Dio, ciò che in volgare, significa «ha quattrini» quanto a dimostrarle che era un bell’uomo, sarebbe stata pena sciupata. Bazzetta a trentacinque anni, era il più bel giovanotto che si potesse vedere nei paraggi di Zugliano.

— Le dico, continuò la signora Placida (si chiamava con questo nome), le dico; pur troppo! e lo ripeto!

E l’eco echeggiava:

— Sicuro, certamente, sicuro!

La megera posò il suo formidabile naso fra i miei baffi incipienti, e sussurrò.

— Se sapesse!...

— Per tutti i santi del paradiso, diss’io, che cosa mi resta a sapere??

— Bazzetta è un birbone; mi fa tante corna quanti ho capelli in testa; è uno sfaccendato.

— ...ato, ripeteva la fanciulla.

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