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Balzai dal letto, accesi il lume, lo accostai a Gina e la fissai... chi sa come, in faccia.

Ella aveva gli occhi spalancati e a sua volta mi affissava, tentando di sorridere... ma piena di spavento.

Non mi perdonerò mai ciò che feci e dissi allora.

La presi per ambo le braccia e le diedi uno scrollo che la fece scivolare dal letto, e stringendole le mani come un forsennato, e quasi mordendole le labbra colle mie, urlai:

— Tu non mi hai detto tutto! Egli ti....

La sventurata si lasciò cadere in ginocchio, e liberate le mani ch’io, quasi fuor dei sensi, le abbandonai, le congiunse come si fa davanti all’altare.

— «Ti ho detto tutto, mi disse; lo giuro sulla testa di quei due poveri innocenti; tutto, tutto, tutto!» E diede in uno scoppio di pianto, mentre mi stringeva e mi baciava e ribaciava le ginocchia.

Piangemmo insieme abbracciati non so per quanto tempo; quando ripresi conoscenza di me stesso, la notte era ancora alta e la Gina stava rattizzando i carboni sul focolare.

Me le accostai mormorando:

— Perdonami.

— Taci, rispose Gina, questa volta sorridendo davvero. Ci vogliamo tanto bene. Ma vien qua, il mio uomo, e riscaldati che sei tutto intirizzito. Datti pace, va, che il diavolo non è brutto come si dipinge. Quel briccone sa che siamo andati da Don Luigi; ciò lo farà pensare due volte prima di....

— No, no, la interruppi io; ho preso la mia decisione; sai che le poche terre che abbiamo mi sono state a parecchie riprese cercate da Gervasio, il ricco mandriano; le posso vendere domani; se voglio, e a

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