Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 107 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Praga - Memorie del presbiterio.djvu{{padleft:117|3|0]]
Balzai dal letto, accesi il lume, lo accostai a Gina e la fissai... chi sa come, in faccia.
Ella aveva gli occhi spalancati e a sua volta mi affissava, tentando di sorridere... ma piena di spavento.
Non mi perdonerò mai ciò che feci e dissi allora.
La presi per ambo le braccia e le diedi uno scrollo che la fece scivolare dal letto, e stringendole le mani come un forsennato, e quasi mordendole le labbra colle mie, urlai:
— Tu non mi hai detto tutto! Egli ti....
La sventurata si lasciò cadere in ginocchio, e liberate le mani ch’io, quasi fuor dei sensi, le abbandonai, le congiunse come si fa davanti all’altare.
— «Ti ho detto tutto, mi disse; lo giuro sulla testa di quei due poveri innocenti; tutto, tutto, tutto!» E diede in uno scoppio di pianto, mentre mi stringeva e mi baciava e ribaciava le ginocchia.
Piangemmo insieme abbracciati non so per quanto tempo; quando ripresi conoscenza di me stesso, la notte era ancora alta e la Gina stava rattizzando i carboni sul focolare.
Me le accostai mormorando:
— Perdonami.
— Taci, rispose Gina, questa volta sorridendo davvero. Ci vogliamo tanto bene. Ma vien qua, il mio uomo, e riscaldati che sei tutto intirizzito. Datti pace, va, che il diavolo non è brutto come si dipinge. Quel briccone sa che siamo andati da Don Luigi; ciò lo farà pensare due volte prima di....
— No, no, la interruppi io; ho preso la mia decisione; sai che le poche terre che abbiamo mi sono state a parecchie riprese cercate da Gervasio, il ricco mandriano; le posso vendere domani; se voglio, e a