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E senza aspettare invito, si pose a sedere al posto lasciato vuoto da don Sebastiano.
Don Luigi colla usata bonarietà gli chiese:
— Che buon vento vi porta?
— Eh! buono non tanto.... sapete che....
E lasciò a mezzo la frase come per assaporare l’effetto della reticenza.
— Sapete che i consiglieri Gervasio, Lovati e Leonardo del Gasco hanno fatto opposizione presso all’Intendenza contro la rivendicazione della Carbonaia.... Ebbene l’intendente ha rinviato il reclamo alla Giunta con incarico di sottoporlo alla deliberazione del Consiglio.— L’avevo detto io, non mi hanno voluto dar retta; che costrutto ci hanno cavato? nulla....
E s’interruppe di nuovo:
— Dunque? disse don Luigi senz’ombra d’impazienza.
— Dunque? quando si dice la Giunta, si intende il Sindaco: egli ci ha riuniti oggi, e naturalmente si è deliberato di presentare il reclamo nella seduta di domenica. I due oppositori saranno soli a sostenerlo, — per cui, se non avete altra speranza, potete rinunziare fin d’ora alla Carbonaia.
— Ebbene, caro Bazzetta, bisognerà aver pazienza.... io vi ho rinunziato. Quel terreno, come tutti gli altri che posseggo, sono doni del comune. Se ora lo rivuole, e la legge non lo vieta... qualunque opposizione da parte mia sarebbe non meno sconveniente che illegittima.
Non si poteva dubitare della sincerità delle sue parole.
Il signor Bazzetta rimase piuttosto sorpreso che ammirato di tanta arrendevolezza.