Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 165 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Praga - Memorie del presbiterio.djvu{{padleft:175|3|0]]cettar nulla, è tempo che io mi guadagni il mio pane. Mi vergogno di aver mangiato quello del signor Angelo....
— Oh quanto a lui, saltò su a dire la Mansueta ch’era presente, quanto a lui, ha fatto il peccato è giusto che faccia la penitenza.
— Mansueta, l’interruppe don Luigi in tono di dolce rimprovero.
— Aminta, soggiunse poi, i tuoi sentimenti sono onesti, e se, quando tu sarai padrone dei tuoi atti, la penserai ancora a quel modo, non sarò io a disapprovarti.
Mentre eravamo in questi discorsi tornò il signor Bazzetta ad annunziare con gravità piena di mistero che il Sindaco era su tutte le furie, che pretendeva la restituzione di quei documenti e faceva, per il caso di rifiuto, i più grandi spergiuri di vendetta.
Il curato, quella mite creatura, tutta indulgenza e dolcezza, fu irremovibile.
— Voi sapete di che cosa è capace quell’uomo. osservò lo speziale.
Don Luigi disse soltanto:
— Fategli sapere che non lo temiamo. Egli non può farci altro male che quello che il Signore permetterà.
E il signor Bazzetta dovette rassegnarsi ad uscire senza aver cavato della sua seconda ambasciata, maggior frutto che della prima.