< Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 182 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Praga - Memorie del presbiterio.djvu{{padleft:192|3|0]]si desse fastidio della malignità di un sindaco montanaro.

Nè questa fu la sola stranezza che venne in quel colloquio ad eccitare la mia curiosità.

Il signor De Emma non biasimò tuttavia l’appoggio dato ad Aminta e anzi riconobbe la necessità imprescindibile oramai di provvedere alla sua sorte e diede tutta la sua approvazione al progetto di fargli mutar professione.

Per questo la sua scienza materialista si trovò mirabilmente d’accordo con la carità evangelica del buon prete.

Ma quando si venne ad avvisare i nuovi disegni di educazione, le sue perplessità rinacquero.

Don Luigi accennò ai pericoli a cui il giovinetto sarebbesi trovato esposto nella nuova sua condizione e si mostrò desioso di mettere la propria responsabilità al coperto di qualsiasi probabile insuccesso.

— Se col desiderio di giovargli non riuscissimo che a fargli il male, disse, sarebbe imperdonabile. Se potessi seguirlo, proteggerlo, io son certo che il mio affetto supplirebbe alla esperienza che mi manca, ma cosa posso fare io di qua!....

E si interruppe coll’esitanza di chi vuol essere capito a mezze parole.

Il signor di Emma tentennò più volte il capo poi, dopo una pausa discretamente lunga:

— Mio caro, vi parlerò francamente. Vi assicuro che sarei felicissimo di far io da guida ad Aminta nei suoi primi passi nel mondo; ma non posso direttamente interessarmi per lui senza mettere di nuovo a repentaglio la pace della mia casa. Quella donna benedetta si torturerebbe con chissà quali supposizioni....

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.