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Poi entra; la porta dello studio si chiude di nuovo. Nessuno si ricorda di me.

Accendo un lume, prendo un libro.

Mentre sto per chiudere la finestra, un lontano rumore mi colpisce. Parmi d’aver inteso un grido, un altro; poi silenzio. Che succede all’altro capo dell’abitato? Segue un confuso vocìo. Passano alcuni minuti di quiete profonda,— un cane abbaia e mugola.

Due contadini si avvicinano a passo a passo.

Parlano fra loro a monosillabi, sembrano commossi, spaventati.

Uno dice:

— Tu hai visto.

L’altro risponde:

— Che! E tu?

— Neppure.

— Che si dice?

— Che l’hanno ammazzato.

— Che sia morto?

— Per bacco! dieci coltellate.

— Tredici....

— L’hai contate?

— Ohibò!

— E già non lo vo’ a ripetere.

— Me l’ha detto lo speziale.

Sono passati; vanno a precipizio giù per la scesa.

Un altro passo.

Questo si ferma alla nostra porta.

Una voce chiede nel cortile:

— C’è in casa il dottor di Zugliano?

Mansueta risponde di sì.

L’altro aggiunge qualcosa ed ella dà in esclamazioni.

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