Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 234 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Praga - Memorie del presbiterio.djvu{{padleft:244|3|0]]il malanno, io attribuivo la sua agitazione al rimorso. Sedetti accanto al camino e tacqui.
La nostra attesa non fu lunga, Era scorso appena un quarto d’ora che Attilio comparve sull’uscio e mi disse:
— Vo a cercare il cavallo, mi accompagni? Aveva una ciera tanto buia che mi sgomentò. Fuori mi prese a braccetto.
— Dunque? domandai con viva ansietà.
— Cose gravi, caro mio; l’accusa del sindaco sarà falsa; però sussistono i motivi con cui ha voluto spiegarla.
E mi ripetè il colloquio con Don Luigi. Rimasti soli, Attilio, scusandosi con gli obblighi del proprio ufficio, gli avea rivolto questa domanda:
— Qualcuno pretende che sia corsa qualche relazione fra lei e una donna legata in qualche modo col defunto De Boni. È vero?
Don Luigi s’era turbato forte, e impallidendo subitamente, a capo basso, aveva risposto:
— È vero.
— Esiste un figlio di questa donna!
Legittimo?
No.
Sa lei.... che De Boni gliene attribuiva la paternità?
— Si.
— È vero che l’aveva minacciato di far delle rivelazioni in proposito?
— Sì.
— E.... queste rivelazioni lei le conosce?
— Sì.
— Sono esatte?