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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Praga - Memorie del presbiterio.djvu{{padleft:275|3|0]]gl’incanti ch’ella gli suscitava colle sue parole dinanzi alla mente. Se qualche volta, sopraffatto dalle immagini lusinghiere, chiudeva gli occhi, riaprendoli trovava dinanzi a sè il sorriso sereno, soave di Rosilde. E, infine, sorrideva egli stesso, — e, in quel momento di debolezza, egli era vinto; il suo cuore, colto alla sprovveduta, cedeva al fascino di quella bontà e di quella bellezza, Nè l’uno nè l’altro aveva pronunziato mai la parola fatale; eppure l’idillio era incominciato:— e la passione per un sentiero sparso di fiori, molle di muschi trascinava la loro innocenza nei suoi abissi profondi.
Oh se i loro cuori avessero conosciuto le cose per il loro vero nome: se l’amore non si fosse celato per lei sotto le sembianze della devozione, e per lui sotto quelle più candide dell’amicizia, nulla sarebbe accaduto.
Se don Luigi avesse dovuto lottare, o anche solo formulare un’aspirazione, un desiderio... egli avrebbe arretrato impaurito; la sua volontà allarmata avrebbe vinto. Ma nulla di tutto questo. Ella offriva. egli non aveva che a chinarsi per accettare.
XXVIII.
A questo passo il mio amico ed io ci guardammo l’un l’altro ad un tempo e un sentimento di incredulità e di sorpresa dovette trasparire dai muti volti, poichè il dottore soggiunse con maggior calore:
— È strano; ma è così. Vorrei trasfondere in voi la metà della convinzione profonda che il racconto di Rosilde mi ha dato. Vorrei riprodurre un’ombra di