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La famiglia non si diede per molto tempo pensiero di queste ascetiche malinconie. Ma un giorno il figlio Angelo s’accorse che la cosa si spingeva a conseguenze imprevedute e per lui poco gradevoli. Suo padre diventava caritatevole, — faceva delle elemosine. Per un uomo, noto per la sua tirchieria, la cosa era grave. Era certo segno di un grande disordine morale; perciò i maggiori eccessi diventavano possibili.

Diffatti la sua prodigalità in breve non ebbe più limiti. Buttava via il danaro e le robe dalla finestra — letteralmente.

Quale era stata la causa di sì strano rivolgimento?

Ecco: un giorno leggendo il Vangelo; gli era caduta sottocchio quella sentenza, satura di un sublime socialismo, che dice: — In verità vi dico è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che non un ricco entri nel regno dei cieli. — E poi la risposta del Cristo al Fariseo: — Se vuoi la salute, va, vendi ogni aver tuo, e danne il prezzo ai poveri.

Queste parole avevano rimescolato le viscere del vecchio peccatore spaventato. Il suo animo fu sopraffatto da superstiziosi terrori.

Inoltre una voce gli sussurrava in cuore: — che ti servono a te oramai le ricchezze? tu sei impotente a goderne: poco ti resta da vivere — e tu dovresti sagrificar la tua salute eterna per il bene degli eredi?

Posta così la quistione — l’egoismo l’aveva sciolta subito. — L’avaro era diventato prodigo per ispeculazione, e collocava i suoi averi all’interesse nella cassa pensioni del Padre eterno.

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