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Questa ingiunzione confidenziale, ghermita così senza intenzione, mi rasserenò. Ah! caro Bazzetta, pensaci, tu mi vuoi serbare da abile drammaturgo, il piacere di una sorpresa, — e, — briccone! — non tanto per procurarmi una emozione quanto per interesse tuo, darti spasso di me. A noi due, la partita è doppia, e vedremo chi sarà il più furbo. Intanto ecco in mancanza del mistero, un intrighetto extra machina, che condirà per bene, ed a mio solo profitto, il resto del tuo racconto.

— Bravo il mio Baccio, siamo a tempo? sclamò il farmacista, entrando.

— Manca il signor dottore.

— Ci sono.

Il signor De Emma entrò e sedemmo.

Non si trovarono mai riuniti al medesimo desco, tre commensali più imbarazzati, e più incerti del loro contegno. Risparmierò quindi di ricordarmi i discorsi o meglio i monosillabi che furono scambiati in quella mezz’ora di pasto frugale, dopo il quale il medico si accommiatò e sparve sulla sua rozza per la porta da cui era giunto la sera.

Bazzetta mi invitò ad uscire per prendere una «boccatinina» d’aria, e visitar poi la sua farmacia dove,

— Noi due soli, soggiunse ammiccando gli occhi, in santa pace, con un vinettino bianco che vi piacerà, faremo di passar la giornata alla meglio.

— Dite che la passeremo a meraviglia se mi continuerete la storia del Sindaco. Ardo dal desiderio di conoscere finalmente il misterioso signor De Emma da voi dipintomi con sì bizzarri colori.

— Si continuerà, rispose Bazzetta, e la sua faccia furba fu solcata da un sorriso che voleva dire: «se tu sapessi come ti godo!»

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