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216 pultava.

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Il gran colpo è risoluto. L’intrepido Iscra s’associa a Cocciu-bei: “La caduta del nostro nemico è certa,” dicono fra loro. “Ma chi è il baldanzoso, che pien di zelo per il bene del paese oserà portare ai piè di Pietro una dinunzia contro il potente traditore?”

Tra i Cosacchi di Pultava disdegnati dalla infelice fanciulla uno ve n’era che l’aveva amata sin dai primi giovenili anni. La sera e la mattina, sulle sponde del fiume, sotto l’ombra dei ciriegi, egli stava aspettando Maria, smaniava se non la vedeva, e si stimava beato se passava un sol momento seco. L’amava senza speme; non la premeva mai d’importune preghiere; non avrebbe potuto sopravvivere a un rifiuto. Quando i pretendenti accorrevano in folla intorno ad essa, egli si ritirava mesto e silenzioso. Allorchè il ratto di Maria si divulgò frai Cosacchi, la gente spietata perse ogni rispetto per Maria e la derise, ma egli le serbò l’antica riverenza e l’antico affetto. Allorchè per caso si pronunziava davanti a lui il nome di Mazeppa, egli impallidiva, si mordeva le labbra, e abbassava gli occhi al suolo.

il cosacco messaggero.

  Di chi è quel corsier dall’alta groppa
  Che ratto corre per la steppa bruna?
  Chi è quel cavaliero che galoppa
  Al chiaror delle stelle e della luna?

  Fan cenno indarno al cavaliero stracco
  I cavi spechi ed i boschetti foschi;
  Non vuol prender riposo il buon cosacco
  Nè sotto gli antri nè fra i verdi boschi.

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