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18 | il prigioniero del caucaso. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:59|3|0]]diradarsi; i primi albori lambiscono le cime; l’aurora spunta. Il prigioniero sprigionato calca il sentiero che conduce in Russia: già le baionette dei Cosacchi gli scintillano davantï fra le nebbie mattutine, e i soldati in vedetta sui poggi annunziano il suo arrivo.
Epilogo.
Così la Musa, leggiadra compagna delle mie ore d’ozio, si slanciava ai confini dell’Asia, e coglieva i fiori selvatici del Caucaso per farsene una ghirlanda. L’allettavan i bizzarri arredi di quella stirpe bellicosa, e più d’una fiata la bella Camena mi apparve in quell’acconciamento insolito. Addobbata in tal guisa, essa vagava sola intorno alle capanne abbandonate, e porgeva orecchio alle ballatelle delle fanciulle derelitte. Essa amava quelle tribù militari, quei Cosacchi baldanzosi e sempre all’erta, quei tumuli, quelle tombe, quei cavalli. Dea del canto e dei racconti, carca d’un tesoro di rimembranze, forse un dì fia ch’essa illustri le leggende antiche del Caucaso. Narrerà il gran duello di Mistislao; gl’inganni e l’empietà delle belle Georgiane che scannarono i Russi innamorati; celebrerà il glorioso istante in cui la nostra aquila bicipite oscurò colle ali il Caucaso sbigottito; quando il primo fulmine di guerra scoppiò sul Terek petroso, quando vi romoreggiò il primo tamburo russo, e quando l’audace Zizianof vi portò la strage.... Celebrerò le tue gesta eroiche, o Cotliarevschi flagello dei Circassi! Ovunque movevi le orme, cadevano, perivano le turbe, come mietute da