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il conte nulin. 31

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:72|3|0]]la; vien di lontano. Rimarrete a pranzo con noi.” — “Grazie, non posso; ho fretta di partire.” — “Conte, io ve ne supplico. Mia moglie ed io ve ne saremo grati. Ci siamo intesi; voi restate.”

Il conte però, stizzito e disperato, s’ostina a voler andarsene. Picard, che si è ristorato le forze con un buon sorso di vino, si lagna di dover di nuovo ripor la roba. Già due servitori attaccano i bauli sulla imperiale. Tutto è in ordine; la calescia è introdotta nel cortile, e il conte parte....

Questa storiella potrebbe finir qui, amici miei, ma aggiungerò due parolette.

Quando fu sparito l’equipaggio, la signora narrò al marito tutto l’accaduto, e scrisse l’impresa del conte a tutti i di lei conoscenti. Ma chi fu quello che più ne rise con Natalía Pavlovna? Voi non lo indovinereste giammai. — Forse lo sposo? — Oibỏ. Non fu lo sposo. S’adirò fortemente; disse che il conte era un matto, uno sguaiato, e che lo caccerebbe a furia di cani come una lepre.

Colui che più ne rise, fu un vicinante di Natalía, un giovinotto di ventitre anni, nominato Lidin.

Ora, amici cari, chi ardirà sostenere che al secol nostro, una donna fedele al consorte non sia prodigio?



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