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44 li zingari

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu{{padleft:85|3|0]]cuore: ama una sola volta, non cangiar mai d’amore? Plácati.

Alecco. Essa mi amava tanto! Teneramente adagiata fralle mie braccia, quante notti felici condusse meco nel deserto! Quante volte quell’allegria spontanea, quel cicalio infantile, quel bacio inebriante, seppero in un momento dissipare le mie ambasce! Ma che? Zemfira mi tradisce! Zemfira mi dimentica.

Il Vecchio. Odi. Io ti narrerò un fatto che mi concerne. In un tempo remoto, quando il Moscovita non minacciava ancora il Danubio.... — Vedi, Alecco, ch’io sto per dirti una antica istoria. — Quando obbedivamo al Sultano, e un pascià ci signoreggiava dalle alte torri di Accherman.... Io era giovine in quel tempo; e l’anima mia ardeva d’amore; e non un sol pelo grigio deturpava i miei ricci neri. — Fra tante belle una ve n’era. Io l’amai come s’ama la vita, e alfine la feci mia propria.

Ahi che la mia giovinezza svanì come stella cadente! E la stagione del piacere sparì più presto ancora. Mariola mi amò un anno solo.

Un giorno incontrammo sul margine del Cagul una banda di Zingari stranieri che piantarono le loro tende vicino alle nostre sul monte, e vi stettero due notti. La terza notte s’allontanarono. Mariola se ne andò con essi mentre io dormiva tranquillamente, e abbandonò la mia povera figliuoletta. L’aurora spuntò, mi destai, non ritrovai più la mia compagna. Cerco, chiamo, nessun indizio. L’orfanella Zemfira piangeva, e io piangeva con essa. — D’allora in poi, io giurai odio a tutte le donne — e son rimasto sempre solo nella mia tenda.

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