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li zingari | 45 |
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Alecco. Ma come non volasti sulle tracce della perfida e ingrata? Come non immergesti un pugnale nel cuore della traditrice e del suo drudo?
Il Vecchio. Come? La gioventù è più volubile degli augelli. Chi potrà mai incatenar l’amore? Il piacere è concesso a tutti vicendevolmente; quel che fu, non sarà più.
Alecco. Io non la penso così. Io non so rinunziare senza contrasto ai miei dritti, o, se mai cedo, mi vendico poi altrimenti. No. Se io trovassi il mio nemico addormentato sui flutti del mare, non lo risparmierei; lo sommergerei nell’abisso senza nessun rimorso; gli farei vergogna del suo subito spavento alla mia vista; udirei con diletto i suoi lamenți, e riderei nel vederlo piombare al fondo.
Un giovine Zingaro. Un altro bacio solo! solo!
Zemfira. È tardi: mio marito è geloso e cattivo.
Lo Zingaro. Uno solo.... più lento.... è l’ultimo....
Zemfira. Addio! prima che egli ritorni.
Lo Zingaro. Parla: quando ci rivedremo?
Zemfira. Stasera, quando sorge la luna — là dietro il tumulo su quella stessa altura....
Lo Zingaro. M’inganni! non verrai!
Zemfira. Scappa.... Eccolo! Ci verrò, carino!
Alecco dorme. Una funesta visione perturba il suo sonno; si desta cacciando un grido di gelosia, e gira le braccia attorno. Ma la sua mano tremante non