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Roma, verbigrazia, v’è ruggine antica e radicale, per cui ho l’idea che in cuor suo ogni Napoletano vorrebbe veder Capitale dello stato San Marino piuttosto che Roma.

Il problema di tenere Napoli non è indifferente ora, e merita che vi si pensi.

L’antico Stato papale non è in condizioni diverse. È cosa ancor più notoria la poco felice disposizione di Bologna e d’altre città dello Stato per Roma, e bisogna non aver veduto mai que’ paesi per immaginare che s’inchinino con ossequio all’idea d’averla di nuovo per Capitale.

I Toscani hanno ingegno sottile, sono penetrativi assai, e le bolle di sapone sanno distinguerle a colpo d’occhio. Quanto all’Italia superiore, è troppo del mondo moderno per avere una gran venerazione ai fantasmi dell’antichità; e se togliamo quell’intimo motore piantato in cuore della maggior parte degl’Italiani, il gusto di far dispetto ai preti, credo che l’idea della sede del Governo posta a Roma paia poco desiderabile a chiunque conosce nella loro verità gli elementi de’ quali è composta.

Se il Papa non abbandonerà Roma, e se vi rimarrà anche soltanto come pontefice, confesso non giungere a comprendere come si potrebbe tenervi egualmente radunati i tre poteri dello Stato. Non sarebb’egli fra i possibili che mentre al Campidoglio o al Quirinale si pubblicasse una legge votata dal Parlamento e sancita colla firma della Corona, al Vaticano si vedesse una scomunica affissa alle porte della Basilica di San Pietro? E tutto ciò non potrebbe forse condurre ad una serie di scandali indecorosi, che nuocerebbero egualmente alla dignità regia, come alla dignità sacerdotale?

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