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culto, alla legge provvidenziale della necessità. Non è utile il toglierlo colla forza dalla sua situazione reale, per formargliene una artefatta. Nessuna forza al mondo può alla lunga vincere il vero.
La Francia lo prova da 12 anni a Roma: più vi starà, più cresceranno le complicazioni. Più presto ne partirà, e più presto le cose si comporranno per naturale gravitazione, a vantaggio comune: come più presto si avvicinerà quel giorno nel quale gl’Italiani non vedranno più nella croce di Cristo un’insegna austriaca, od un simbolo di violenza o di frode, e potranno riconciliarsi coll’idea religiosa, riconciliarsi col cattolicismo, purgato da’ suoi vizi e da’ suoi errori, riconciliarsi col Papato divenuto vero rappresentante in terra della verità, della carità, della giustizia divina.
Un’altra ben più alta e generale riconciliazione potrà forse aver luogo quel giorno: quella della ragione colla fede. Se questa non troverà numerose le adesioni delle intelligenze, troverà almeno più facilmente le adesioni de’ cuori, e non ecciterà più sdegni ed odii negli uomini ove questi non vedano più in essa l’istrumento delle loro miserie.
Ma Roma non si piegherà mai volontariamente: dirà sempre Non possumus; e noi usiamo un’altra delle frasi sue predilette, quella del Compelle intrare!