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Quando i più in Italia abbiano rivestito questo carattere, allora saremo veramente un popolo libero: allora saremo pienamente indipendenti, ci mostreremo una gran nazione, e sapremo vivere da gran nazione. Altrimenti (mi sia permesso citare un aneddoto) faremo come quel ciabattino che vinse al Lotto, eppure la mattina dopo nell’alzarsi si cinse come al solito il grembiule di cuoio, non avendo ancora imparato a fare il signore.

A questo modo intendo la libertà e l’indipendenza delle discussioni politiche, i doveri come i diritti degli scrittori che se ne occupano. Ho cercato d’adempiere ai doveri. Non ho io dunque motivo di sperare che si riconoscano i miei diritti?

Sta sano.

M. D’Azeglio.

Firenze, 4 marzo, 1861.

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