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Che si chiaman gentili;

  Tutti altri tengon vili
Per cotal gentilezza;
  Et a questa baldezza
Tal chiama mercenajo,
  Che più tosto uno stajo
Spenderia di fiorini,
  Ch’esso de’ picciolini.
Benchè li lor podere
  Fossero d’un valere.
E chi gentil si tiene
  Sanza far altro bene,
Se non di quella boce,
  Credesi far la croce,
Ma el ti fa la fica.
  Chi non dura fatica,
Sì, che possa valere,
  Non si creda capére
Tra gli uomini valenti,
  Perchè sian di gran genti.
Ch’io gentil tegno quigli,
  Che par, che ’l mondo pigli
Di grande valimento,
  E di bel nudrimento:
Si, ch’oltre suo legnaggio
  Fa cose d’avvantaggio,
E vive orratamente,
  Sì, che piace a la gente.
Ben dico, se a ben fare
  Sia l’uno, e l’altro pare;
Quello, ch’è meglio nato
  È tenuto più a grato:
Non per mia maestranza,

  Ma pare, che sia usanza,
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