< Pagina:Rapisardi e Carducci - Polemica, Catania, Giannotta, 1881.pdf
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

al lettore vii

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rapisardi e Carducci - Polemica, Catania, Giannotta, 1881.pdf{{padleft:13|3|0]]

Quelli rincarano la dose: scendono a basse personalità, lanciano stupide accuse. — Il Rapisardi, messo, come si dice, colle spalle al muro, pubblica dei versi che, mentre pel decoro delle lettere italiane vorremmo non fossero mai stati scritti, sono un grido di legittimo disgusto, a lungo frenato.

Ecco i fatti nella più nuda verità.

Essi provano quel che asserimmo: dipendere, da criticuzzi velenosi la polemica deplorata, dover incolpare gli avversari del Rapisardi se essa è uscita fuor dei limiti di una guerra fra gente per bene.

Questo abbiamo voluto dire per giustificarci.

Ed ora ci sia lecito invocare la pace; ci sia lecito sopratutto rivolgerci agli avversarî del Rapisardi per dir loro pacatamente, senza fiele o risentimento: Nessuno al mondo v’impedisce di pensarla come meglio vi pare sulle opere

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.