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La prima è una canzonetta popolare, disinvolta, gaia, ma di argomento futilissimo e di una eleganza molto sospetta, quantunque al signor Lodi sembri una bella cosa, e rimanga a bocca aperta dinanzi a questa strofa comunissima:

  Molto popolo correva
  Alla chiesa cattedrale,
  Dove il diavolo diceva
  Messa in camice e piviale,
  Tra quattordici abatini
  Bianchi rossi e ricciolini.

L’altra è una parodia, molto plebea, del famoso «Cinque Maggio» e non importa nemmen dire che in quella si mette in canzonella il Terzo Napoleone, il quale, guardate voi che dico! fece anche del bene all’Italia.

L’elegantissimo poeta dei Postuma e dei Polemica non ci si sente davvero in quelle poesie diluite diluite, in una delle quali ho perfin trovato un verso sbagliato:

  Chiama il suo nemico,

che vorrebbe passare per un settenario.

Da quelle prose e quelle poesie il signor Lodi prende argomento a parlare dei giornaletti

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