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86 | un’escursione nei quartieri poveri |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ricordi di Londra.djvu{{padleft:90|3|0]]giocatori di scacchi, malandrini costituiti in società coi loro capi e i loro statuti, che alle volte lasciano momentaneamente le città del Regno Unito, e vanno ad inquietare Parigi o Vienna coi loro furti audaci.
Gettiamo un velo sopra queste tane di malviventi, che la polizia autorizza e tollera soltanto per potervi tendere più facilmente le sue reti, e conduciamo d’un tratto il lettore a Montague Street, dove troviamo una serie di locande in apparenza più decenti e più oneste. Sono gli alberghi dove vanno ad alloggiare i prestigiatori, i ciarlatani, i saltimbanchi, gli zingari, i suonatori ambulanti, tutta questa gente di contrabbando che frequenta le fiere e le corse. Noi vi passammo un bel quarto d’ora, ed uno dei frequentatori del luogo, che si scaldava tranquillamente nella sala comune, invece di dormire nel suo letto, quantunque fossero le tre del mattino, volle darci un saggio della sua abilità. Egli eseguì in nostra presenza alcuni giuochi di carte, di bussolotti ed altro, che non erano senza un certo merito. Il più curioso di questi giuochi consisteva nel legare fortemente in un capo d’un fazzoletto uno scellino (1 fr. 25 cent.) che si faceva dare da uno di noi, e poi sciogliere il nodo mostrandoci in luogo della nostra moneta d’argento un grosso penny di rame di dieci centesimi, che ci presentava con quella gentilezza squisita particolare ai prestigiatori. Noi accettammo di buon grado questo tramutamento di metalli che fu riprodotto a più riprese a detrimento della nostra borsa, all’opposto del metodo degli alchimisti, che cercavano almeno di cambiare il rame in argento e il piombo in oro, i metalli ignobili nei metalli nobili, come si diceva ai tempi felici degli alchimisti. Cionullameno noi ce ne andammo soddisfatti del prestigiatore, ed il prestigiatore ancora più soddisfatto di noi.
E così frammischiando il comico al serio, noi andavamo per questi strani quartieri sotto l’occhio vigile della polizia, che non ci perdeva di vista. Con quali cure paterne ci guidavano quei