< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

92

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:103|3|0]]

Riempie il voto sen la pecorella,
  Indi ’l sugge l’Agnel, che lascivetto
  E fugge, e bela, e scherza, e con diletto
  Hor sì corca trà i fiori, ed hor saltella.
Questi inganna gli augei trà verdi rami,
  Quegli i Veltri sospinge à la foresta
  Fere seguendo, altri le reti appresta,
  Onde al Mar furi i pesci, e getta gli hami.
Huom prudente così l’invida Corte
  Fuggir può, sciolto da litigi, e sdegni
  E di Teti abborrir gli ondosi Regni
  Trà i confin de la vita, e de la morte;
Che folle è ben chi ’l Pino errante crede
  A l’irato Nettuno, perch’ei rieda
  Salvo talhor; gioco è de’ venti, e preda
  Del Mar al fin, ch’unquà non serba fede.
Tromba improvisa à lui non turba il sonno,
  Nè ’l capo aggrava d’elmo, ò cinge spada.
  Da le piume à la tomba ardito vada
  (Dice ei) chi de l’altrui vuol farsi donno.
Nè conosce altri ferri, che le falci,
  Ond’à i prati, ond’à Cerere la chioma
  Taglia non crudo, e quelli, ond’egli doma
  Le piante, ò tronca de le viti i tralci.
Fende à la propria terra il duro volto
  Co’ propri buoi; di Bacco in vece ei beve
  Limpido rivo, e nel suo viver breve
  Del poco ei gode, e non agogna il molto.
Che termine è ’l suo campo al suo desiro,
  E si dona al cantar de gli augelletti,
  Od al tremulo suon de i ruscelletti,
  Quando ’l preme talhor lieve martiro.


    si

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:103|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.