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  Tra pompe illustri, e rare
  Gioir l’Insubria appare;
  E ’l Sol quando s’aggiorna
  Sorger tutto ridente
  Da la dorata porta d’Oriente.
Il superbo Pavone
  Spiega l’occhiute piume
  Pomposo, e di Giunone
  Il bel carro ingemmato in terra adduce,
  Al lampeggiar de la cui vaga luce
  Abbandonano i limpidi cristalli
  Le Ninfe. oltre ’l costume
  Nettar se n’ corre il Fiume.
  Risuonano le Valli
  Di voci alte, e gioconde
  Grazie spirando i Boschi, e gli Antri, e l’onde.
Scesa dal terzo Cielo
  Ecco Venere pia
  Con amoroso zelo
  Abbracciando Giunone in dolci baci
  Cangia l’antiche guerre, e ’n liete paci.
  Ridono i Cieli, e quì par che rimbombe
  Angelica armonìa.
  Ogni oltraggio s’oblìa;
  E baciar le Colombe
  Vedi i Pavoni in segno,
  Che spent’infrà lor sia l’ira, e lo sdegno.
Venere hà seco Amore,
  Amor, che i cori alletta,
  Che del più puro ardore,
  C’habbian le Stelle hà in man sacrata Face;
  Ed ecco il freddo core avampa, e sface


Di

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