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E poi che ti formò Natura, e ’l Cielo
  Novo Sol di splendor, deh non ti spiaccia
  Fugar de l’ombre il tenebroso velo.
Deh per pietà prìa ch’io mi strugga, e sfaccia
  Nel centro de’ martir, ch’à te non celo
  Del mio grave dolor la notte scaccia.

SONETTO XCIX.

A
Miche stelle s’egli è ver, ch’Amore

V’affigesse nel Ciel, fuggite homai,
  E date loco à bei diurni rài,
  Sì che veggia Madonna il mio dolore.
Pietosa Luna, e tu, ch’ardente al core
  Pur senti acuto strale, e ’ntendi, e sai
  Per lunga prova gli amorosi guài
  Piegati à questo, ch’io distillo humore.
Movati ò Cinthia quel desir conforme,
  Che ’l sen ne punge; tu pastor dormente
  Ami, ed ammiri, & io Donna, che dorme.
In questo cangia Amor trà noi sue tempre,
  Che tù l’amato Endimion sovente
  Baci, e di baci io son digiun mai sempre.

SONETTO C.

M
A (lasso) ch’io vinto dal duol vaneggio.

A che prego, à che piango, perche i lumi,
  Che fan de’ miei sì dolorosi fiumi
  S’aprano? ohime, che la mia morte chieggio.
O mio stolto desir io ben m’avveggio,
  Che non sai di quegli occhi anco i costumi;
  Onde ’ncauto nel male il ben presumi.
  Fora aperti vedergli il nostro peggio.


Se

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