< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

147

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:159|3|0]]

All’Illustriss. & Reverendiss. Sig.

CARDINAL S∙GIORGIO

CINTHIO ALDOBRANDINI.

SONETTO CXXVII.

F
Isando gli occhi al tuo vivace lume

Sentì misto di gioia un puro affetto
  D’honestissima fiamma aprirmi il petto
  Alzando i miei pensieri oltre ’l costume;
Onde lieta sperai d’erger le piume
  La’ vè ’n grembo a la gloria hanno ricetto
  Le tue gran lodi; ma natìo difetto
  Me l’ vieta perch’ardendo io mi consume,
Ben d’egregio desir pregiata Face
  M’avampa il cor, ma d’Aganippe i’ veggio
  Le sorelle per me gelate, e mute.
Hor sappia il Mondo almen (ch’altro io non chieggio)
  Che dolce ogni mio spirto infiamma, e sface
  Non tua porpora nò, ma tua virtute.

SONETTO CXXVIII.

Q
Uando le chiome fiammeggianti, e bionde

Ci scopre il Sol, ride la Valle intorno,
  Il Colle appar d’ogni vaghezza adorno,
  E verdeggian de’ Fiumi ambe le sponde.
Ma quando ei corre à rinfrescar ne l’onde
  I suoi Destrier portando altrove il giorno
  Riceve il Mondo ingiurioso scorno,
  E tutte alhor le sue bellezze asconde.
Così quando ’l mio Sole à noi scoperse
  De’ suoi begli occhi il raggio almo, e sereno
  Il tutto bello, à meraviglia apparve.


    K     2          Giunto

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:159|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.