< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
4

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:16|3|0]]

SONETTO VI.

T
U, che de’ più famosi, e de’ più chiari

E i corpi, e i nomi ancor chiudi sotterra,
  E le Torri superbe à l’ima Terra
  Adegui, e secchi Fonti, e Fiumi, e Mari;
Tu, che de’ sette Colli illustri, e rari,
  Che un tempo à te fèr sì honorata guerra
  Vittorioso al fin mandasti à terra
  Ponti, Colossi, Terme, Archi, ed Altari;
Tu, che l’opre non pur di man mortale,
  Ma d’altissimo ingegno à Febo grato
  Ogni nobil fatica al fin distruggi
Alato Veglio, che volando fuggi
  Al Tempio tuo di tanti fregi ornato
  Frà tante spoglie appendi anco il mio male.

SONETTO VII.

E
Mpio se d’amarissimo veleno

E gorghi, e fiumi entro ’l mio sen tu versi
  E forza pur, che i miei languidi versi,
  E l’egro stil sia d’amarezza pieno.
Porrà quest’Alma à le querele il freno
  Crudo, s’avezza l’hai sol’à dolersi?
  Gioirò se da indi in quà, ch’i’ apersi
  In te gli occhi non vidi un dì sereno?
S’à pianger sempre mi costringi, hor come
  Potrò cantando in questa, e ’n quella parte
  La beltade innalzar, c’hò ’mpressa al core?
E qual trà fidi Amanti havrai tu nome,
  Poiche solo vedran ne le mie carte
  Scritto la tua fierezza, e ’l mio dolore?


So-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:16|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.