< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

149

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:161|3|0]]

MADR. LXXIIII.

S
E da colei, che morte m’apparecchia

Non hai Fiume imparato
  A dimostrarti ingrato,
  Quand’ella in te si specchia
  Dille ti prego alhora
  Deh Ninfa habbi pietà di chi t’adora.

MAD. LXXV.

M
Orte uccider volèa

Nisa leggiadra, quando
  Amor, che ne’ begli occhi suoi sedèa
  Gridò Morte non far, non far, perch’io
  Ancido saettando
  Mille Amanti ad ogn’hora.
  Amor sì disse. alhora
  Frenò Morte il desio
  Dicendo hor Nisa viva
  Se tanti Amor per lei di vita priva.

SONETTO CXXXI.

H
Or che pieno d’ardor fremendo rugge

Il celeste Leon Filli te n’ vai;
  E per te stessa pure intendi, e sai
  Com’egli i campi, e gli animali strugge.
Già di Liguria il vago suol non fugge;
  Onde seguir il tuo pensier potrai.
  Deh cedi à lui, che con gli ardenti rài
  Avido il sangue da le vene hor sugge;
E se pur fisso hai di partir, almeno
  Questo schermo a l’arsura ancor che lieve
  In don prender da me non ti sia greve;
Ed ella. ah ben mi porgi ò mio Fileno
  Riparo incontr’al Sol, che ’n Ciel risplende,
  Ma dal Sol, c’hò nel cor chi mi difende?


K     3          SO-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:161|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.