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Pietoso il Sol brama del Gange fuora
  Uscir; e tù crudel l’usate vie
  Ancor non segni? ah queste voci pìe
  Destin la nunzia tua, la tua dolce Ora.
Nisa beàrmi al novo giorno intende,
  E tu pur giaci, e ’l mio pregar dal seno
  De l’antico Titon mai non ti svelle.
Ma se ’l giorno costei pur mi contende:
  Sorgi tù Nisa; e vedrem poi non meno
  Al sol de gli occhi tuoi sparir le stelle.

Centon II. tutto de’ versi del Petrarca.

A
Mor m’ha posto come segno à strale,

Pasco il cor di sospir, ch’altro non chiede,
  E qual è la mia vita ella se l’ vede,
  E quinci, e quindi il cor punge, ed assale.
In questa breve mia vita mortale
  Lasso, ch’i’ ardo, ed altri non me l’ crede;
  Veggio à molto languir poca mercede.
  O viva morte, ò dilettoso male.
Non veggio, ove scampar mi possa homai;
  E vò contando gli anni, e taccio, e grido
  O speranza, ò desir sempre fallace.
Primavera per me pur non è mai.
  Pascomi di dolor piangendo rido;
  E sol di lei pensando hò qualche pace.

MAD. LXXXI.

B
Rami chi vuol d’udir le parolette

De la sua Donna; ch’io
  Questo già non desìo;
  Che le parole sue foran saette,
  Ond’ella affretterebbe il morir mio.


    Parolette

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