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  Parolette vezzose,
  Parolette amorose,
  Del mio bel Sol dunqu’io vi fuggo, poi
  Ch’ad uccidermi bastan gli occhi suoi.

MADR. LXXXII.

S
E non è cosa in terra

Più fredda, e più gelata di costei,
  Che mi fà tanta guerra,
  Come accende, & infiamma,
  E gli huomini, e gli Dei;
  E de l’ardor in lei
  Non si vede giamai picciola dramma?
  Così permette il Cielo
  Foco per avamparmi uscir del gielo.

MAD. LXXXIII.

P
Orta la Donna mia

Al bel collo sospeso
  Vago ornamento, che le addìta l’hore;
  Industre, e ricco sì, ma inutil peso.
  S’ella non ha pietà del mio dolore,
  S’ella il mio duol non crede
  A che misura ’l tempo? hor non s’avede,
  Che mentr’ella mi sprezza
  Fugge con l’hore ancor la sua bellezza?

MAD. LXXXIIII.

M
Entre, ch’io fiso queste avare luci

Ne’ vostri vivi soli,
  Un non sò che rapisco,
  Che par, che mi consoli,
  E sì m’alletta del piacer la spene,
  Che ogn’hor tento, ed ardisco
  Di goder questo bene.


    Ma

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