< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

161

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:173|3|0]]

SONETTO CXXXIX.

S’
Infinito gioir mal chiude un core

Spirto gentil come ’l tuo canto dice;
  S’alcun è pur, ch’amando sia felice
  Solo versi per gli occhi il piacer fuore.
Di spiegar lagrimando il suo dolore
  Al vero Amante, al saggio Amante lice;
  Male dolcezze palesar disdice.
  Di silenzio, e di fede amico è Amore.
Tù che bel volto amando agghiacci, ed ardi
  Sai, che le gioie sue celar pur brama
  Ei, che n’accende al cor’ alto desire.
Scopran gli interni affetti i puri sguardi.
  Tacendo goda chi ben serve, ed ama.
  Che chi non sà tacer non sà gioire.

MAD. XCI.

D
A la Madre fuggito

Per albergo pigliasti
  Amor questo mio petto,
  E ’n premio l’hai crudele arso, e ferito.
  Hor trova altro ricetto,
  O ti mostra à miei danni men possente,
  Se pur vuoi, ch’io t’alberghi eternamente.

MAD. XCII.

C
Erca Venere il figlio,

Io l’ascondo nel core.
  Hor chi mi da consiglio?
  Ch’io no’l palesi mi comanda Amore
  Sotto pena severa,
  E minaccia la Dèa crudele, e fiera
  A chi non lo discopre aspro dolore.
  Dunque chi mi conforta
  Se ’l tacer, e ’l parlar danno m’apporta?


L               SON.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:173|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.