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SONETTO CXL.

A
Voi scopro del cor l’angosce prime,

E ’n raccontando i miei passati danni
  Amor con novi insidiosi inganni
  L’imagin vostra entr’al mio petto imprime.
Quella muta pietà, che ’l volto esprime
  Cagion n’è (lassa;) e questa à i primi affanni
  Mi chiama sol, perch’io piangendo gli anni
  Tragga in dolore, e i miei sospiri in rime.
Ben conosceva Amor, che l’alma avezza
  A le sue frodi, havria fuggito il ciglio
  Ove l’havesse da lontano scorto:
Quand’ei d’aspri tormenti fabro accorto,
  Perch’io sia preda del crudel’ artiglio
  Fà ministra Pietà di sua fierezza.

MAD. XCIII.

S’
A l’apparir di questo

Serpe crudele, e rìo,
  Serpe à la Terra infesto,
  Che con lo sguardo strugge,
  Che con lo sguardo ancide ogn’un se n’ fugge
  Fuggi pur tù cor mio,
  Fuggi mio cor s’hai del tuo ben desìo.

MAD. XCIIII.

T
U m’hai velati gli occhi

Amor sola cagion de’ miei gran mali;
  Perche quando in me scocchi
  I tuoi pungenti strali
  Non faccia schermo al core,
  Nè veggia il colpo, e pur senta il dolore.


    MAD.

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