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MAD. CII.

D
E la mia bella Donna

Un dì vestì la gonna Amore; ed ella
  Prese d’Amor, e l’arco, e le quadrella;
  E chiunque vedèa
  L’uno, e l’altra credèa,
  Ch’Amor fosse mia Donna, e fosse Amore
  La mia leggiadra Dèa.
  Ma chi scerner potrìa sì dolce errore,
  S’Amor, e questa mia possente Maga
  Egualmente n’impiaga?

MADR. CIII.

L
Anguisco, e son tant’anni

Cruda mia Tigre, e voi
  Non date fede a miei sì lunghi affanni.
  Mi crederete poi,
  Ch’io sarò giunto à morte,
  Ed havrete pietà de la mia sorte;
  Ma ’ntempestiva giunge
  Pietà, se tardi un duro petto punge.

SONETTO CXLVI.

Q
Uando à’ raggi d’Amor pria si scaldaro

Gli accesi spirti, due lucenti stelle
  Sovra l’uso mortal serene, e belle
  L’infocato desìo nel cor destàro.
Poscia d’un novo Sole altero, e raro
  Vidi le lucidissime fiammelle
  Sfavillar sì, che ben conobbi in quelle,
  Ch’ogn’altro lume fù men dolce, e chiaro;
Anzi al celeste folgorar m’accorsi,
  Ch’altro non fù, che tenebre, ed horrore
  L’amato lume, che da prima io scorsi;


    Ond’al

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