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SONETTO CLIV.

S
E brami, che per te si strugga il core,

Perche tua gran beltà, ch’ogn’altra avanza
  Levandomi di mano ogni speranza
  S’è fatta empia ministra di dolore?
Per haver ne le guancie un bel candore
  Misto di rose havrai dunque baldanza
  Di tormentarmi sempre? ah che sembianza
  Bella non basta à mantener amore.
Quel duro sen d’un bel diaspro armato
  La natural sua feritate hor lasce,
  E da stral di pietà resti piagato.
Ch’Amor (no’l negh’io già) dal bello nasce;
  Ma per natura à’ cari vezzi usato
  Più di pietà, che di beltà si pasce.

SONETTO CLV.

A
Voi Donna gentil del core apersi

L’interno affetto, e i miei sospiri ardenti;
  E come i sensi ad amar solo intenti
  Hor foco tutti, hor tutti ghiaccio fersi;
Com’ à crud’Aspe i giusti prieghi offersi,
  Come dissi a le piagge i miei tormenti,
  Come piansi, e cantai con mesti accenti,
  E quanto in somma per amor soffersi;
E ’n raccontando i già passati guai
  S’incrudelir le non ben salde piaghe,
  Le piaghe (lassa) ond’io non guarrò mai;
Perche fin da l’occaso ancor m’infiamma
  Il mio bel Sole; avvien, che ancor m’impiaghe.
  Saggia fuggite voi d’Amor la fiamma.


    M     3          SO-

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