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MAD. CXII.

E
Spento il foco, è spento,

Ond’io vissi piangendo
  Lassa non men che ardendo;
  Nè fia, ch’io senta più d’amor tormento
  Se di novo Prometeo non riforma
  Del cener tuo la tua leggiadra forma.

MAD. CXIII.

Q
Uell’infelice giorno,

Ch’io vidi il vostro volto,
  Ben vidi in esso accolto
  Splendor d’alta beltade, e ’n lui soggiorno
  Far le Grazie, e gli Amori;
  Ma i miei dolori per mia cruda sorte
  Già non vid’io, nè la mia fiera morte.

MAD. CXIIII.

C
Ome strano saria Ninfa gentile

Senz’herbe i prati, e senza frondi i boschi
  Veder à mez’Aprile,
  E ne l’estate ardente
  Trarne Febo i gran dì torbidi, e foschi;
  Così strano saria, che tua beltade,
  E la tua verde etade
  Senz’amor fosse. hor, che l’età ’l consente,
  E beltà lo richiede, ardi mio core,
  Ardi dunque Amarilli, ardi d’amore.

MADR. CXV.

F
Iume beato, Fiume,

In cui Silvia mio Sole,
  Sol, ch’avampar mi suole
  In disusata foggia
  Specchiarsi hà per costume:


    M     4          Fuggi

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