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Fuggi altrove s’avviene,
Che per soverchia pioggia
Si turbino quest’acque à lei sì care;
Fuggi, acciò che ’l mio bene
A turbarsi da te mai non impare.
MAD. CXVI.
Che mi facesti co’ begli occhi al core
M’apporta aspro dolore,
Tù credi, ch’io pur deggia
Per soverchio martir perder la vita;
O quanto il crudo tuo pensier vaneggia,
Ch’alhor sana il languente
Quando ’l dolor ne le ferite sente.
MAD. CXVII.
Vidi in un chiaro fonte
Le bianche mani, e la serena fronte
Bagnarsi à l’empia mia dolce nemica,
Poi fuggirsene al monte.
Io (lasso) al fonte corsi,
E l’onda amata bebbi, e non m’accorsi,
Ch’ella accesa n’havèa l’onda gelata;
Tal, ch’io ne porto più l’alma infiammata.
MADR. CXVIII.
L’alma, che fù già mia
Bella Mirtilla, e pìa
Stata non fosse nel tuo seno amato,
M’era forza morire.
Felice sfortunato.
Io vivo, perche son de l’alma privo,
E l’alma havendo non sarei più vivo.
MAD. |
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