< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
184

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:196|3|0]]

  Fuggi altrove s’avviene,
  Che per soverchia pioggia
  Si turbino quest’acque à lei sì care;
  Fuggi, acciò che ’l mio bene
  A turbarsi da te mai non impare.

MAD. CXVI.

P
Erche l’empia ferita,

Che mi facesti co’ begli occhi al core
  M’apporta aspro dolore,
  Tù credi, ch’io pur deggia
  Per soverchio martir perder la vita;
  O quanto il crudo tuo pensier vaneggia,
  Ch’alhor sana il languente
  Quando ’l dolor ne le ferite sente.

MAD. CXVII.

S
Tandomi dietro ad una quercia antica

Vidi in un chiaro fonte
  Le bianche mani, e la serena fronte
  Bagnarsi à l’empia mia dolce nemica,
  Poi fuggirsene al monte.
  Io (lasso) al fonte corsi,
  E l’onda amata bebbi, e non m’accorsi,
  Ch’ella accesa n’havèa l’onda gelata;
  Tal, ch’io ne porto più l’alma infiammata.

MADR. CXVIII.

S
E nel tuo dipartire

L’alma, che fù già mia
  Bella Mirtilla, e pìa
  Stata non fosse nel tuo seno amato,
  M’era forza morire.
  Felice sfortunato.
  Io vivo, perche son de l’alma privo,
  E l’alma havendo non sarei più vivo.


    MAD.

    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:196|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.