< Pagina:Rime (Andreini).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
200

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:212|3|0]]

  Anzi à morte se n’ corre lagrimando
  Chiunque vive mortal cosa amando.


Qui seguono alcuni sonetti scritti da diversi all’Autrice,

con le risposte della medesima.

DEL SIG. GABRIELLO CHIABRERA.

SONETTO CLXXI.

 

N
El giorno, che sublime in bassi manti

Isabella imitava alto furore;
  E stolta con angelici sembianti
  Hebbe del senno altrui gloria maggiore;
Alhor saggia trà ’l suon, saggia trà i canti
  Non mosse piè, che non scorgesse Amore,
  Nè voce aprì, che non creasse amanti,
  Nè riso fè, che non beasse un core.
Chi fù quel giorno à rimirar felice
  Di tutt’altro quà giù cesse il desìo,
  Che sua vita per sempre hebbe serena.
O di Scena dolcissima Sirena,
  O de’ Teatri Italici Fenice,
  O trà Coturni insuperabil Clìo.


Risposta.

SONETTO CLXXII.

L
A tua gran Musa hor che non può? quand’ella

Mè stolta fà de l’altrui senno altera
  Vittrice, ond’è, ch’ogni più dotta schiera
  Furor insano alto saver appella.
Queste mie spoglie, il canto, la favella,
  Il riso, e ’l moto spiran grazie; e vera
  Fatta (pur sua mercè) d’Amor guerriera
  Avento mille à i cor faci, e quadrella.


Ma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Rime (Andreini).djvu{{padleft:212|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.